La prosa letteraria può sbalordire e questo sarebbe sempre un buon punto di partenza per la riflessione, ovvero per quel domandarsi questo e quello che poi chiamiamo filosofia prima che essa si appresti alla mise en place del proprio funerale che si chiama università.
Nel romanzo "La pianista" di Elfriede Jelinek le prime due frasi introducono i due personaggi centrali:
"Die Klavierlehrerin Erika Kohut stürzt wie ein Wirbelwind in die Wohnung," in traduzione: "L'insegnante di pianoforte Erika Kohut si precipita come un ciclone nell'appartamento che divide con la madre": "die sie mit ihrer Mutter teilt". Possiamo stupirci dell'insegnante ciclone. Fedelissimamente tradotto. Passiamo alla seconda.
"Die Mutter", secondo soggetto, visto da fuori: "nennt Erika gern ihren kleinen Wirbelwind". Il "Wirbelwind" della prima frase ripreso e spiegato: è l'appellativo utilizzato dalla madre per la figlia "sua".
La prima frase partiva da una prospettiva esterna: "Erika Kohut", Ora sentiamo: "denn das Kind bewegt sich manchmal extrem geschwind". Il lettore potrebbe esitare: l'insegnante di pianoforte sarebbe un "Kind"? In tedesco, "Kind" denomina non soltanto i bambini, ma anche, come in "mein Kind": la/il figlio/a mia/o. "Das Kind bewegt sich" acquisisce significato soltanto se immaginiamo la voce della madre.
La voce di mamma entra e rientra nella narrazione. Non ce ne liberiamo. L'autrice mescola le prospettive e il lettore vi si deve districare con stupore intermittente.
Ora la traduzione: "Il piccolo terremoto, come la chiama sempre la madre, certe volte corre via a velocità pazzesca".
Non riprende "ciclone" perché? Per perbenismo linguistico: nelle scuole secondarie italiane i ragazzi vengono ripresi quando ripetono una parola (anche in tedesco ci devono essere dei motivi, ad esempio nella ripresa analitica ("Unmündigkeit ist ..."), e qui c'era). "Piccolo terremoto" poi è molto usato per parlare dei bambini. Due peccati mortali. Und die dritte folgt sogleich:
Il soggetto di "corre via a velocità pazzesca" è il "terremoto". La traduttrice ha fatto sparire il "Kind". La difficoltà l'ha evitata. Non c'inciampa più nessuno. Come stirare una petticoat trasformandolo in un tubo.
Per il resto, non credo che la traduzione citata, nel suo insieme, sia mal riuscita. Tuttavia, la seconda frase resta una catastrofe, un buon esempio per ciò che succede se il traduttore si fa piccolo e modesto.
Erika Jellinek: Die Klavierspielerin, Reinbek bei Hamburg 1986 (rowohlt)
italiano: La pianista, Milano (ES, poi Mondadori) 2002.
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